Ristori in ginocchio: la situazione delle attività durante la pandemia sembra non tornare mai alla serenità.
Dopo un anno difficilissimo per questo settore, il 2021 non sembra procedere meglio, manifestazioni e gridi d’aiuto per molti, altri con ingegno e adattabilità cercano di sopravvivere.
Ristori in ginocchio: la situazione delle attività durante la pandemia
Nel 2020 si sono manifestati 38 miliardi di perdite, ovvero quasi il 40% dell’intero fatturato annuo.
Gli italiani non ne possono più, sono molte le grida di “libertà” e di rivoluzione, le piazze si animano di manifestazioni.
Nonostante tutto però c’è chi non demorde ed è speranzoso di nuove aperture, molti si sono adoperati di formule nuove.
Alcuni ristoratori si sono ingegnati con forme ibride, ovvero servizi di asporto, delivery o comunque azioni flessibili e di adattamento.
Chi a disposizione ha una struttura adattabile investe in quella, altri tentano la sorte aprendo nuove iniziative.
Lo scenario dei ristorati è in continua evoluzione, in balia di normative e sussidi, chiedono solo più certezze.
Le dichiarazioni dagli intervistati
Già durante le zone gialle, erano molti i ristoratori a chiedere più libertà, come si legge nell’intervista effettuata ad Aldo Cursano, presidente del Confcommercio Firenze:
«Se non ci metteranno nelle condizioni di poter lavorare a cena, nell’immediato, moriranno il 20% delle nostre aziende. E se non ripartirà il mercato interno ne perderemo il 40%, quasi una su due, in centro. Bisogna intervenire velocemente, prima che sia troppo tardi».
Ora la situazione è ancora più grave, dopo un lungo periodo di chiusura, di semi aperture, la richiusura sta mettendo al ginocchio tantissime attività.
Molte hanno fallito e chiuso definitivamente, altre resistono imperterriti vicinissime al crollo.
Le grida di rivendicazione e sicurezza sono molte, Stoppani si esprime così:
“Non è più accettabile -continua Stoppani- che i pubblici esercizi, insieme a pochi altri settori, siano i soli a farsi carico dell’azione di contrasto alla pandemia, richiesti di un sacrificio sociale non giustificato dai dati e non accompagnato da adeguate e proporzionate misure compensative”. “È indubbio che per uscire da questa crisi ci sia bisogno del contributo di tutti, ma proprio per questo non si può imputare sulle spalle sempre delle stesse categorie il peso del contenimento della pandemia, affossando nel frattempo un settore strategico per l’economia del Paese e per la vita quotidiana delle persone”.
Le perdite dei ricavi di queste attività superano il 50%, proseguire le attività è veramente molto difficile, parliamo di miliardi di soldi andati in fumo, cifre difficili da risanare.
Crisi delle attività: “IoApro” manifesta
Ristoratori, attività sportive ed esercenti manifestano a Roma sotto lo slogan “IoApro“.
Nelle vie e piazze di Roma i manifestanti con slogan, cartelloni e bandiere tricolore rivendicano il diritto di lavorare, al megafono si grida: “Siamo famiglie, non siamo delinquenti, siamo persone che lavorano 14 ore al giorno”.
Durante la manifestazione si sono aggiunti gli estremisti di Casapound, dalla quale il movimento “IoApro” si è discostato.
Gli organizzatori provengono da varie regioni d’Italia, il luogo di raduno scelto è stata piazza San Silvestro, da lì il corteo per giungere a Montecitorio.
Tra i vari striscioni molti rappresentano lo slogan: “La paura di morire non ci sta facendo vivere“.
La tensione che si sta vivendo in questi giorni è molto alta, l’Italia continua a sperare nella ripresa.